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Astice, Cerasuolo d'Abruzzo, Chitarra all'astice, Montepulciano, Noam Chomsky, Pasta fresca all'astice, Spaghetti alla chitarra, Spaghetti alla chitarra con l'astice
Gli “spaghetti alla chitarra” sono senz’altro uno dei formati di pasta fatta in casa più nota in Italia. Prendono il nome dallo strumento da cui si ricavano: una serie di fili metallici posti su un telaio di legno su cui vengono trafilate le sfoglie di pasta all’uovo imprimendole con il matterello.
Tipica del centro sud, in ogni regione se non addirittura provincia, assume un suo nome che li identifica univocamente, perché la “pasta” per noi italiani ha nelle sue differenti espressioni, una interpretazione identitaria e non generalista come viene vista all’estero.
Così a Roma, in particolare nella zona del Castelli, si chiamano “Tonnarelli” e sono esaltati in una ricetta semplice di ingredienti, ma complessa di realizzazione “Tonnarelli cacio e pepe” .
In Puglia sono i “Troccoli” tradizionalmente serviti con un sugo di braciole di cavallo e normalmente realizzati con semola rimacinata di grano duro e acqua senza l’aggiunta di uova.
Ma è l’Abruzzo la terra di origine di questa prelibatezza italiana, dove li chiamiamo “ Li maccarune”
I maccheroni dalle mie parti sono sinonimo di “spaghetti alla chitarra” e la ricetta tradizionale prevede un sugo con le pallottine (polpettine molto piccole di carni miste).
In questa mia proposta altalenante tra tradizione e innovazione, tra sud e nord, tra gusto e leggerezza e tra terra e mare, vi propongo un piatto affascinate per il suo elegante colore ”nero di seppia” ravvivato dalle “sfumature di rosso “ del pomodoro maturato al sole e dell’astice cresciuto nell’Adriatico settentrionale abbinato all’elegante vino rosato “Le Cince 2012” dell’azienda De Fermo di Loreto Aprutino: un Montepulciano in purezza vinificato in rosa (breve macerazione sulle bucce per ottenere il colore perfetto e brillante dei Cerasuolo d’Abruzzo DOC), prodotto secondo metodi naturali sia in vigna che in cantina, per poter godere di un bere che rispetta l’integrità della terra e dell’ambiente.
Nel mio “calice Borgogna” è finito il vino della bottiglia n. 512 di 1.850
Ingredienti:
400 gr. di spaghetti alla chitarra al nero di seppia
2 astici vivi di circa 500/600 gr. l’uno
Mezza cipolla
1 spicchio d’aglio
10 pomodori ciliegino o piccadilly maturi
Peperoncino
Prezzemolo fresco
Olio EVO
Preparazione:
Far appassire la cipolla tritata molto finemente e lo spicchio d’aglio in 4 cucchiai di olio EVO.
Tagliare gli astici a pezzi (o chiedere di farlo per noi al pescivendolo) ed eliminare le interiora.
Nel tentare di capire come procedere all’esecuzione senza essere troppo crudele, ma dovendo raggiungere l’obiettivo, mi sono fatta aiutare dal “principio della rana bollita”, sebbene Noam Chomsky lo avesse pensato per spiegare altro. Ho messo quindi gli astici vivi in una grande padella con poca acqua, l’ho messa sul fuoco bassissimo per pochi minuti e poi li ho tagliati.
Quando la cipolla è ben appassita, eliminare l’aglio e aggiungere poco peperoncino. Mettere nella padella gli astici tagliati e far cuocere per pochi minuti, metterli da parte al caldo e aggiungere i pomodori tagliati in quattro. (Non aggiungere sale)
Portare a bollore abbondante acqua e salarla. Tuffare la chitarra fresca per due minuti, quindi spostarla molto umida nella padella con i pomodori e inserire nuovamente gli astici. Se necessario mantecare con l’acqua di cottura della pasta
Spegnere il fuoco e cospargere di prezzemolo fresco.